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Cronache da Altroquando

mercoledì 10 febbraio 2010

Paranormal Audience

La storia satanica è trita e ritrita. Basta aver letto Il bambino che parla con il diavolo, fortunato libro di Evan Justins per rendersi conto di quanto si poteva far meglio e allo stesso tempo di quanto il tema sia abusato. Ma questo non ha importanza, per una volta c'interessa la forma, e nell'horror, forse, altro non è restato. Detto questo, è indubbio però che l'idea di fondo, ovvero cosa succede intorno a noi in quel lasso di tempo in cui perdiamo ogni controllo sensoriale su ciò che ci circonda, quando dormiamo, è bella e suggestiva. Tant'è che del film ne concepiamo il senso solo nei momenti in cui la macchina da presa è posta sul cavalletto, fissa sul lettone dove i protagonisti dormono e dunque non ci son più, restiamo noi invisibili a osservare, quasi fossimo presenza oscura, attiva e passiva allo stesso tempo. Carnefici e vittime. Eppure sempre e solo voyeur. Il budget credo vada considerato eccome, perchè le doti registiche emergono con forza e sono innegabili, ma allo stesso tempo con altrettanta forza emerge la sacrosanta verità che gli sceneggiatori, anche se ormai nemmeno ne leggiamo più i nomi nei titoli di coda (e forse anche per questo) vanno pagati caro. Ma quest'aspetto non c'interessa, abbiamo detto, se andiamo a vederlo non lo andiamo a vedere per la storia, ma per altro. Forma. Abbiamo detto. Un appassionato di cinema, e non solo, stavolta, si troverà infatti più volte a soffermarsi incuriosito non tanto sulla narrazione quanto sulla dinamica del girato. Credo sia un film da vedere dunque, anche solo per discutere di come è cambiato il cinema (no, non si è ancora detto abbastanza) nell'era dei telefonini e delle videocamere a basso costo, nell'era dei reality e della compiutere grafficca. La Tecnologia: dove sta la sua grandezza, forza, potenza? Nelle cifre stratosferiche incassate da un film a costo pressochè pari a zero o nelle altrettanto stratosferiche cifre spese per certi baracconi computerizzati e sflescianti (aspettando Buried, vogliamo rottura vogliamo rottura)? Paranormal Activity anima la discussione. Capito? Discutere e non solo guardare dal buco della serratura come ci (vi) costringono a fare "certi" film, senza far titoli. Ontologia dello spavento, dell'immaginazione. Possono "essere" ancora? Possiamo? Tutto è relativo. E' il genere stesso, l'horror, ad esserlo, nella storia del cinema. Ambiguo. Ma forma però. Quella è ineccepibile. Ineccepibilmente geniale. Moderna. Che ti fruga e ti scuote come un calzino, quando il cinema è cinema e il resto sono perle ai porci. Faccio come Mereghetti: pallino vuoto, che significa n.v., non valutabile. Qual'è la MIA soggettività, dunque, potreste chiedermi. Andatelo a vedere che poi ne parliamo. Parlare, potremmo starci delle ore a farlo, il bello è che finiremo di parlare di tutt'altro e P.A. resterà sullo sfondo come il terreno di gioco e nient'altro. Anche questo è cinema. Chè non lo sappiamo più, cos'è. Paranormal Activity è rock, Avatar è lento.


ON AIR: The Magnetic Fields - Punk Love


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