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Cronache da Altroquando

domenica 13 giugno 2010

Il tifoso

Non amo il tifoso perché ha una strana caratteristica: non capisce che tu non lo sei e insiste a parlare con te come se tu lo fossi [...].

La situazione è particolarmente difficile con il tassista:

- Ha visto Vialli?
- No, dev'essere venuto mentre non c'ero.

- Ma stasera guarda la partita?
- No, debbo occuparmi del libro Zeta della metafisica, sa lo Stagirita?

- Bene , veda e poi mi dica. Per me Van Basten può essere il Maradona del '90? Lei che ne dice? Però io terre d'occhio Hagi.

E via discorrendo, come parlare al muro. Non è che a lui importi niente che a me non importi niente. È che non riesce a concepire che a qualcuno non ne importi niente [...]. Ho fatto l'esempio del tassista ma lo stesso accade se l'interlocutore appartiene alle classi egemoni.

È come l'ulcera, colpisce tanto il ricco che il povero.

UMBERTO ECO - SECONDO DIARIO MINIMO

Snobismo a parte un po' è vero.
Ma credo che alla fine domani la partita se la veda pure l'Umberto, chiedendosi, sotto questo caldo afoso, se tutto questo non possa comunque rientrare nella metafisica, o al limite, nell'altra metà.

Abbiamo le vuvuzelas.

P.S. Trovandomi fuori sede, via dalla fattoria, non posso inserire foto. Bloggo con uno smartphone. È una bella sensazione. Spazio libero all'immaginazione.

ON AIR: Gianna Nannini & Edoardo Bennato - Notti magiche

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venerdì 11 giugno 2010

La partita di pallone

La pasta primavera non c'entra un cazzo con la prima partita dei mondiali dell'Italia scusa! Bisogna saper contestualizzare anche in cucina! :D
(14.41):
Si si hai ragione! Quindi il tiramisù che avevo intenzione di portare non è tanto da partita, che dici?
(14.41):
...e mentre la maggior parte degli Italiani, dunque si rimpinzerà di patatine e mcdonalds (o la solita pizza) noi ci trastulleremo con l'Imperial, creato da mastri paninari di fama solo con i migliori ingredienti, detto anche volgarmente "Appurdonator"..
Il Tiramisù ci sta sempre. Siamo orgogliosamente italiani.
(14.43):
Ma lo fai te?
(14.51):
Eh certo che lo faccio io! La tua filippica mi ha convinta, ok alla nostra cena italiana come siamo italiani noi, e non volgarmente italiani da baraccone. Italiani come Gaber al massimo.

Italiani e basta, non si discute. Ché Elio Germano ci ha pure dedicato la palma d'oro. ;) ...dunque non fare la sinistroide. L'altra volta al pub c'era uno ché diceva di vergognarsi di essere italiano, mi sono girato e gli ho detto: è semplice, emigra. Con Schengen poi vai sul sicuro.
(15.02):
Tutta gente che meriterebbe di essere nata in Turchia. Anziché far vergognare i farabutti ché ci governano si vergognano loro, paradossalmente dunque si compie una sorta di transunstanzazione. Fossi in loro, però, non griderei al miracolo.
(15.12):
Ma poi in realtà mica si vergognano. È come quando uno dice "non ho un soldo", "sono povero" e si veste da pezzente per fare quello di sinistra. Quando davvero non hai soldi non vai mica a raccontarlo. Hai una dignità. Ora, quello che si dice (si solito un mediocre, un piccolo borghese impiegato, un pappagallo, o popolo bue) imbarazzato poiché italiano, ché dignità ha? Nessuna, e dunque non offende sé stesso, offende me. É un razzista, un qualunquista, un mostro. Poi però ce l'hai con Bossi, mostro che non sei altro. La verità è che sé uno non è stupido s'incazza, oppure vive umilmente per una causa. Io non mi vergogno di essere italiano, voi mostri, dovreste vergognarsi di essere cittadini, uomini. Ecco, mi vergognererei della democrazia al limite. ...scusa la sfogo ma sto provando la mia nuova tastiera qwerty ché mi permette di scrivere un mare di cazzate ché non interessano a nessuno in pochi secondi! Mi vergogno della tecnologia.

Bella la tua tastiera sparacazzate!
Io (15.15):
Bella eh?!
Io (15.16):
E in un attimo posso trasformare queste minchiate in un nuovo post per il blog! Con pochi clic! È la tecnologia bellezza!

Scusa gli errori eh, di un italiano vergognoso. Mi vergogno di questa tastiera.

ON AIR: Giorgio Gaber - Io non mi sento italiano

Keywords: unknown

giovedì 27 maggio 2010

Mike Patton's Mondo cane

Undici schiaffi in faccia, belli belli, sonori, fragorosi. Undici schiaffi a quella cricca che violenta e uccide la musica, l'intelletto, la cultura.
Queste stanze non hanno più pareti, sono stanze piene di nuvole, nostalgia, malinconia, gioia.
Che bello, che piacere.
Niente più pareti nè soffitti. Niente limiti.
E un sacco di errori grammaticali, come altri schiaffi, tanti schiaffi a quei poveri offuscati che non distinguono gli errori dai colpi di pennello, quelle macchie piccole piccole, quei grumetti, come quando guardi un quadro da vicino. Rompilo, rompilo.
Cieli e notti, ché la senti la passione, ché ti stringe lo stomaco, ché ti prende forte la pancia, ti prende da dietro.
Tutti quegli anni passati. Trascorsi.
Che notte questa notte, che nebbia, che botte, che baci, che cotte. Buscaglione.
Mike si avvicina piano e ci guarda sorridente e baffettuto. Mentre giochiamo svogliati coi nostri giocattoli vecchi. Ci coglie lì, colposi e stufi, e senza entusiasmo. E ci dice guarda.
Ascolta un pochino.
E quei giochi tornano in vita. Pinocchietti e campane, radioline e vecchie pagine a quadretti tutte sporche di pennarelli e ed acquerelli. Ombrelloni e sedie a dondolo che dondolano e dondolano.
Senti l'estate, l'inverno. Senti che primavera, senti l'autunno.
Senti l'Italia, mondo cane! Scockumentary.
Dove ci siamo persi? Cosa ci siamo persi?
Guardate come si gioca. Come s'intagliano i rametti d'erica, con un coltellino tra amici, sotto un cielo lontano e terso di una vecchia e afosa mattina d'agosto. Che ne facciamo soldatini e pipe e palline. Castelli di sabbia e secchielli. Bionde e more.
Vecchi giochi più belli che nuovi.
Quando partono gli archi potresti fare di tutto, potresti impazzire, potresti concederti pensieri stupendi e carezze sull'orlo del mondo.
Accendi una sigaretta per diamine, ormai siamo soli nel mezzo del mondo. Che è quello che conta, è quello che senti.
Pochi ma buoni, c'è pure Asso alle chitarre. Vasi al theremin e ai suoi capelli. Munari saltella, Paci trombeggia.
La lunga vacanza. Lunga lunga vacanza, che non vuoi più tornare. Con quella zeta di zorro, non indifferente.
Napoli e il suo mare, le cose lontane, morte e dimenticate, nessun incubo.
Un urlo negro. Che solo Patton poteva tirar fuori, un altro gioco sepolto, dentro un baule. Ma il punk era già tutto lì.
Ahahahahah. Oddio, mi fate ridere. Grazie Mike, grazie di cuore. Tenco, Di Bari, Morricone.
Grazie di tutto questo, di questo concentrato di bellezza, di risveglio, di rispolvero.
Undici schiaffi alla cricca. Ma non la solita come pensate voi. Undici schiaffi agli indieboy, ai radicalchic, alle piccole masse conformi, che non si credono masse perchè piccole.
Mike con passione e furore, come una citazione popolare, un paio di scarpe rosse. Che orgoglio, dannazione, che orgoglio, che piglio, che passione. Come Tarantino ma meglio. Come l'Italia quella vera. Quando ci risveglieremo? Quando torneremo a cantare? Per ora è nebbia, mista a complessi, con tutti quei giochi sbiaditi, a prender polvere e a piangere.
Vieni qui Mike, che ti offriamo da bere. Che probabilmente ieri quella cricca eravamo noi. E non sapevamo nemmeno cosa ci eravamo persi.


p.s. Milano - Arena Civica - 25 Luglio. Quello che conta è non essere soli.

ri-p.s. ...e se lo chiamassero a cantare di fronte alle Rocce Rosse? Pensa che bello.


ON AIR: Mike Patton -Il cielo in una stanza


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venerdì 14 maggio 2010

Shining - Blackjazz - 2010


Come definirli? Pacchiani, rivoltanti, offensivi, kitsch, trasch. Con questo disco ogni offesa è gloria, ogni insulto è un complimento. Ai metallari non piacerà. A quelli seriosi coi teschi le stelle e lebborchie. Che si prendono sul serio, mammamia. Gli Shining sono dei cazzoni che di più non si può. Mescolare il Jazz col black metal, sassofoni e growl poteva sembrare una roba da intellettuali alla blowup, da nerd, occhiafondi di bottiglia, brufoli e gente che si prende sul serio, mammamia. Invece è una baracconata totale, la fiera del cattivo gusto, ma non in senso barocco, siamo già al roccocò, al bauhaus. Sentite com'è bello pronunciare parole a caso. Postmath-neogoth - blackprog - metalvanguarde. Sentite quante cazzate. Frank Zappa, pace all'anima sua, sarebbe andato in fibrillazione. Qui ci si diverte da matti, come quando te li ricordi i capelli lunghi. Te lo ricordi il metal? Poi non sai cosa accade e iniziano ad annoiarti tutti questa caterva di capelli, di baffi, di barbe e di kimoni. E poi e poi. Infilare parole a caso, fraseggi, in modo isterico. Come quando sei troppo stanco per restare ancora ma domani è festa, non si lavora, e blateriamo ancora un pò allora. Dai che la spariamo grossa, facciamo a gara. Avete presente? Urla a caso. Vaneggi, deliri, liberatori, liberatori. I The Residents in versione sadomaso. Innocenti perversioni sessuali col Re Cremisi. Quale secolo, quale secolo. Traveggole. Altre arie, altre strade, altra musica. Che bisogna averne sentita tanta. E ti fermi un momento. Troppo serio, mammamia. John Coltrane appeso a un albero. Che ti viene da ridere, da ridere fino a crepare. Nessun rispetto, nessuna inibizione. Ricordo una pianola korg, una volta, avevamo sedici anni. E via di effetti. Via di harmonizer con quel trucco che ti cambia la voce. Rotta. Sax impazziti e tappeti ritmici cibernetici. Con quel trucco che ti SDOPPIA la voce. Schizofrenia. E' tutto finto, tutto finto. Tutto di plastica. Trapezi e cerchi infuocati e l'uomo che mangia il vetro, le donne cannone, coi serpenti ammaestrati che s'infilano ovunque. Ma così vero, lucente, colorato, stridente, oddio non respiro. Vomito, collasso, una sbornia colossale e domani mattina ci ucciderà il mal di testa, ma che c'importa. Gente che non sa quel che fa. Gente che non sa quel che fa. Dio li abbia in gloria, che ora non ci annoiamo più.


ON AIR: Shining - Fisheye


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giovedì 11 febbraio 2010

Chiudete gli stadi. Riaprite il Colosseo.

Cosa sono queste mignotte senza dignità? Che non hanno mai conosciuto la strada, a cui non piace forse nemmeno il cazzo. Che si agitano nei talk show e nei quiz che guardano i vostri padri, le vostre madri, i vostri fratellini rognosi? Queste mignotte a cui non piace nemmeno scopare che snaturano il senso di un culo, una bocca, due tette. Cosa sono queste puttane innocue? Forse la vostra sadica ipocrisia? Il vostro perbenismo da sacrestia? Cosa sono queste suore in mutande, queste vallette da Horror Picture Show, questi mezzi uomini, questi quaquaraqua, questo parlar di fregna all'ombra della Cupola, all'ombra di San Pietro. Queste letterine a donne già morte, questi messaggi in segreteria.
Cosa sono questi generali già persi, questi soldati già arresi, questo parlamento distante. Le loro puttane di lusso, madri, figlie e sorellastre.

Distante.

Questi ministri da calendario, questa Chiesa da lampadario, questi giornali da palombaro.
Dove sono finiti i bordelli? Perchè non li volete riaprire cani bastardi che altro non siete? Vogliamo riappropriarci del senso. Voglio vedere i cravattari che vanno e vengono la dal portone e le mignotte che leggono la bibbia e sniffano di cocaina coi soldi sporchi alla luce delle candele, delle lampade rosse, sopra i bidet di Brassai. Voglio proprio vederli, sentirli telefonare, di ripassate, di terremoti. Voglio vederli nei bordelli però. Non voglio più sentirne parlare nei giornali, alla televisione, al parlamento. Riaprite i bordelli per l'amor di Dio.

Riaprite i bordelli.

La pillola antiabortiva. La libertà di stampa. I magistrati. L'eutanasia. Le coppie di fatto. I gay. I negri. La donazione degli organi. Il preservativo. L'aids. La guerra di pace. La vostra sporca paura. Il vostro sporco bigottismo. Il vostro voto. La vostra fottuta democrazia.

C'è tutto la dentro. Ci hanno infilato ogni cosa. Nelle case chiuse. Chiuse a doppia mandata. Sigillate, murate.
Riaprite i bordelli, riaprite i bordelli. E' tutto la dentro. Chiuso a chiave chiuso a chiave.

Riaprite i bordelli.

Fosse anche solo per le mignotte, quelle vere, chè bisognerebbe farle un monumento per la statura morale e intellettuale dal cui confronto usciremmo tutti sconfitti.


ON AIR - Giorgio Gaber - Quando è moda è moda


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mercoledì 10 febbraio 2010

Paranormal Audience

La storia satanica è trita e ritrita. Basta aver letto Il bambino che parla con il diavolo, fortunato libro di Evan Justins per rendersi conto di quanto si poteva far meglio e allo stesso tempo di quanto il tema sia abusato. Ma questo non ha importanza, per una volta c'interessa la forma, e nell'horror, forse, altro non è restato. Detto questo, è indubbio però che l'idea di fondo, ovvero cosa succede intorno a noi in quel lasso di tempo in cui perdiamo ogni controllo sensoriale su ciò che ci circonda, quando dormiamo, è bella e suggestiva. Tant'è che del film ne concepiamo il senso solo nei momenti in cui la macchina da presa è posta sul cavalletto, fissa sul lettone dove i protagonisti dormono e dunque non ci son più, restiamo noi invisibili a osservare, quasi fossimo presenza oscura, attiva e passiva allo stesso tempo. Carnefici e vittime. Eppure sempre e solo voyeur. Il budget credo vada considerato eccome, perchè le doti registiche emergono con forza e sono innegabili, ma allo stesso tempo con altrettanta forza emerge la sacrosanta verità che gli sceneggiatori, anche se ormai nemmeno ne leggiamo più i nomi nei titoli di coda (e forse anche per questo) vanno pagati caro. Ma quest'aspetto non c'interessa, abbiamo detto, se andiamo a vederlo non lo andiamo a vedere per la storia, ma per altro. Forma. Abbiamo detto. Un appassionato di cinema, e non solo, stavolta, si troverà infatti più volte a soffermarsi incuriosito non tanto sulla narrazione quanto sulla dinamica del girato. Credo sia un film da vedere dunque, anche solo per discutere di come è cambiato il cinema (no, non si è ancora detto abbastanza) nell'era dei telefonini e delle videocamere a basso costo, nell'era dei reality e della compiutere grafficca. La Tecnologia: dove sta la sua grandezza, forza, potenza? Nelle cifre stratosferiche incassate da un film a costo pressochè pari a zero o nelle altrettanto stratosferiche cifre spese per certi baracconi computerizzati e sflescianti (aspettando Buried, vogliamo rottura vogliamo rottura)? Paranormal Activity anima la discussione. Capito? Discutere e non solo guardare dal buco della serratura come ci (vi) costringono a fare "certi" film, senza far titoli. Ontologia dello spavento, dell'immaginazione. Possono "essere" ancora? Possiamo? Tutto è relativo. E' il genere stesso, l'horror, ad esserlo, nella storia del cinema. Ambiguo. Ma forma però. Quella è ineccepibile. Ineccepibilmente geniale. Moderna. Che ti fruga e ti scuote come un calzino, quando il cinema è cinema e il resto sono perle ai porci. Faccio come Mereghetti: pallino vuoto, che significa n.v., non valutabile. Qual'è la MIA soggettività, dunque, potreste chiedermi. Andatelo a vedere che poi ne parliamo. Parlare, potremmo starci delle ore a farlo, il bello è che finiremo di parlare di tutt'altro e P.A. resterà sullo sfondo come il terreno di gioco e nient'altro. Anche questo è cinema. Chè non lo sappiamo più, cos'è. Paranormal Activity è rock, Avatar è lento.


ON AIR: The Magnetic Fields - Punk Love


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martedì 9 febbraio 2010

Pigmei

Caro Jay, posso solo dirti, da appassionato lettore di tutti i libri di Palahniuk, che la maggior parte della gente considera Cavie un libro noioso e di difficile lettura. Io penso invece che sia il caolavoro letterario di quest'uomo e uno dei libri più profondi, cinici, lucidi e spietati degli ultimi trent'anni, in una parola: stupendo. Per la/le storie e per il significato che riesce a costruire tassello per tassello; "La cultura della lamentela", fossimo ancora sani di mente l'avremmo già inserita nei classici del pensiero. Non è roba da ragazzine, certo. Devi capire, però, che essendo questo folle l'autore di alcuni libri "dissuccesso", ha spopolato per la sua irriverenza e la sua unpolictally-correct., scatenando più un'adorazione di tipo voyeristico che non una vera comprensione della sua opera. Palahniuk usa i cazzi di gomma per dipingere la Cappella Sistina. I suoi libri sono quindi a strati: il primo strato ipnotizza le masse, quelli meno superficiali conquistano gli individui. Non mi sorprende dunque che ogni qualvolta esce un suo libro una folla di soggetti si dedichi a demolirlo perchè "non è come Fight Club", ed è per questo che trovo totalmente inaffidabile le "solite" recensioni che ultimamente infestano la rete (sottolineo: solite). Anche questo, però, è a parer mio, ma sempre più convinto che la "democratizzazione" della cultura sia il deboscio delle coscienze, proporrei un esame e un patentino per essere abilitati, e credibile, nel recensire il Vecchio, Grande, Chuck. "Non essere mai possa senonchè l'inizio almeno".


ON AIR: Massive Attack - Pray for rain


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domenica 31 gennaio 2010

The 3D side of the moon

Stavolta l'hanno fatta grossa.
Pensavo di averli lasciati su Marte e invece stavano lì, sulla luna. Dall'altro lato, chè non potevamo vederli.
Colpi di tosse e riverberi. Riff e distorsioni noise.
Stavolta l'ho fatta grossa.
Che mi sento in colpa, dannazione.
Con le mani nel sacco, le dita nella cioccolata, ascolto questo nuovo lato oscuro. Il terzo lato. La tridimensione.
Sacrilegio, dannazione. Sacrilegio.
Che Dio vi perdoni.
Che possa perdonarci tutti. Perchè peccare non è mai stato così dolce.
Ma non ditelo a Guilmour, non diteglielo per carità.
Difficilmente potrà perdonarci, lui.
Difficilmente avrete ancora il coraggio di dire di essere rimasti dei puristi.
L'età dell'innocenza finisce qui.
Non diteglielo mai. Pink e Floyd. Two great gig in the sky.

"La musica è finita ogni volta che qualcuno l'ha uccisa, e ogni volta, per questo, è rinata. È finita quando John Cage fece eseguire il suo silenzio, e nello stesso periodo nacque il rock'n'roll. È finita quando è morto John Coltrane, e Jimi Hendrix incise il suo primo disco. Oggi nessuno più la sfida, niente più ne segnala la fine, e forse è per questo che la musica è davvero morta. "

Punto interrogativo. ...


ON AIR: The Flaming Lips - Time


Keywords: The Flaming Lips And Stardeath And White Dwarfs With Henry Rollins And Peaches Doing The Dark Side Of The Moon

giovedì 21 gennaio 2010

Ma che hanno fatto i marinai?


30 anni. E un giorno.
Uno a domani. Con caschi di banane più affollati che mai.
Quando sembrava lontano il passato è tornato.
Congiunzioni astrali, dirai. Eppure io ci credevo.
Io lo sapevo. Te l'avevo detto.
Quando senti, vedi, guardi, ascolti, leggi.
Dici: Dio Mio, come avrei voluto esserci.
Come vorrei. Poi.
Ma che avranno fatto i marinai in tutto questo tempo?
Saranno riusciti a mantenersi uomini però?

Domani tutto sarà svelato. Work in progress.


ON AIR: Dalla e De Gregori - Ma come fanno i marinai? (Banana Republic Tour 1979-80)

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lunedì 18 gennaio 2010

Toponomastica

Voglio comprare casa in Via Bottino Craxi. La seconda dopo Piazzale Benito Mussolini, dritto e poi a destra, prosegue per Via Andreotti e poi imbocca Vicolo B. Vespa, ex B.go I. Montanelli, appena prima di Via Licio Gelli e un attimo dopo Via Re Silvio. La riconosce subito perchè c'è una scritta grossa su un muro, c'è scritto: Viva L'Italia. ...non so però, forse l'hanno cancellata, finalmente.


ON AIR: Patrick Wolf - Hard Times


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