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Cronache da Altroquando

domenica 31 maggio 2009

Rocce Rosse Blues 2009 - Subsonica

TUTTI I POST SUL FESTIVAL LI TROVI NELL'INDICE A SINISTRA CLICCANDO SULL'ETICHETTA "SPECIALE ROCCE ROSSE BLUES 2009"

Nuovo nome certo per Rocce Rosse & Blues 2009.
Ferragosto con i Subsonica.
Discoteche labirinto con vista mare.
Dopo la notte del 14 con gli Ska- P.
Revolucion e saltar.
Biglietti già acquistabili su ticketone per entrambi i concerti.
Quando ce lo confermano Paoletto Conte?

Aggiornamenti e news, prossimamente, da La Fattoria.


ON AIR: Subsonica - Aurora sogna


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sabato 30 maggio 2009

Soap & Skin - Lovetune for vacuum


Eccola che arriva la nostra piccola bimba triste.
Eccola coi suoi capelli arruffati.
Col suo viso livido. I suoi occhi di pece.
Ecco che giunge il piano. Austero, elegante. Sempre presente.
E musiche da carillon poi. Con cervella e cuori infranti al posto della ballerina.
La vocina, tenera da bambina. Che si fa donna. E urla. E si libera.
Spirali vorticose di suoni sintetizzati. Chimicati. Acerbi.
Le dita scorrono sulla tastiera. Picchiano. Vanno giù.
Dieci centimentri almeno. In aria, e poi giù.
Melodie insistenti e petulanti. Che te ne innamori.
Che passa dalla casa delle bambole. Che passa dal cimitero. Dai campi fioriti.
E son sempre tenebre. La luce è bianca, malata.
C'erano tanti demoni a disturbarla.
Ora sono sconfitti.
Un ultimo giro di elettronica.
E Anjia è di nuovo libera. Vaga tra macerie. Ricostruisce case e casette.
Camerette.
E che bella confezione, dannazione.
Un cofanetto di cartone. Con la foto di lei. Che sembra disegnata. Cartone ruvido.
Una custodia di plastica dentro. Trasparente, speculare.
Il disco è giallo arancio. La label.
Sotto è tutto nero. Avete mai visto un disco nero.
I colori si fondono.
Il caos e la quiete.
Urlate forte, vomitate fuori i gas, i veleni, le tossine.
Fate andare gli archi. Le tastiere ancora.
Volano aironi neri e bianche colombe. Rigate di sangue.
Strappate via la pelle. Siete nudi ora. Del tutto. Senza un capello fuori posto.
Lei era qui con noi ieri.
Dopo Ferrara, chè faceva Nico. A life along the border line.
Poi Milano. Data cancellata: che Dio vi fulmini.
Quando tornerai piccola Anja? Quando?
Che abbiamo già le pesche mature.
Il vino Buono.
La carne tenera.
Le lame affilate.


ON AIR - Soap & Skin - Turbine womb


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venerdì 29 maggio 2009

Occhiali rotti


- Padre, ho peccato.
- Cos'hai fatto figliolo?
- Ho sperperato denaro.
- Non credo tu possa essere nella condizione di farlo.
- Lo siamo in tanti padre.
- Cos'hai fatto, dunque?
- C'era un vecchio al supermercato. Un povero vecchio. Un vecchio povero.
- ...Allora?
- Aveva la social card. Dei buoni che non funzionavano. Che non funzionano mai, nemmeno quelli.
- ...
- Aveva un giubotto padre. Un giubbotto pesante. Era fragile, barbuto.
- Non ti seguo più figliolo.
- Un giubbotto con questo cazzo di caldo padre capisce?
- Non capisco...
- Un giubbotto padre, a coprire non so cosa...delle scarpe vecchie, pesanti...con questo cazzo di maledetto caldo, padre. Con gli occhi spenti. E i buoni non funzionavano. E scrutava da dietro i suoi occhialini. E abbassava lo sguardo. Maneggiava scontrini vecchi. Buste di stoffa.
- ...
- Non importa padre...
- Ma tu che hai fatto figliolo?
- Io ero in fila. Aspettavo. Come tutti. E quei maledetti buoni non funzionavano. E lui si scusava padre, capisce. Poi arrivavano altre persone l'una in fila all'altra. E guardavano. E volevo parlare, dire qualcosa, ma non riuscivo a dir niente. E le cassiere urlavano. Un euro. Due euro e cinquanta. Poi il vecchio si scusava ancora. Chè era andato in quella cassa perchè c'era poca gente. Scusate il disurbo, diceva. Scusate...Scusate tutti.
- ...Perchè piangi figliolo?
- Non lo so padre. Perchè?


OFF AIR


Keywords: social card in fila al supermercato

Accolita dei rancorosi


Hai presente le persone cattive?
Quelle invidiose.
Hai presente? In visibilio se va male, incazzose se va bene.
Hai presente quelle che parlano che sparlano.
Quelle che la notte non sanno più che fare. Non sanno nemmeno dormire.
Hai presenti quei mezzi busti che non hanno amici veri?
Che sanno di plastica e stanno e ristagnano tra il loro savoir faire e
risentita vita, che hanno la sensazione di aver perso?
Nei tavolini dei bar. Stesi sui loro asciugamani. Adagiati in ciò che hanno.
Hai presente quelle che vorrebbero essere uguali, che vorrebbero.
Hai presente le persone che non hanno avuto il coraggio?
Quelle che non ce l'hanno. Quelle che lo sanno.
Quelle che hanno già visto e sentito.
Quelle che non hanno mai ascoltato.
Hai presente le persone che strisciano e s'appigliano. E s'atteggiano. E strisceranno.
Hai presente che non si sa dove vanno.
Che son fermi. Che lo sanno.
Che migrano. Fuggono. Ogni tanto.
A volte viaggiano, o volano via, con soli compagni libri e dischi impazziti? Arroccati nella media borghesia media, quella che non l'ha mai saputo. In onde medie. Basse frequenze.
"Si sappia in giro fanno".
Hai presente il suono del loro respiro?
Ce l'hai presente quando li guardi soddisfatti.
Come accellerano. E si buttano giù.
E trasalgono.
Loro vanno. Viaggiano. Sanno. Conoscono.
E poi son sempre lì. Fermi nello stesso punto.
Si mordono la coda.
A ogni slancio rimbalzano.
Che non l'hanno scelto.
Si che lo sai.
Li conosci.
Ne conosci tanti. Uno e nessuno.
Infestano le nostre esistenze. A volte, non si sa come, riescono ad avvicinarti.
A tirarti dentro il loro cerchio.
A sminuire la tua gioia. A farti pentire di averlo fatto.
A volte ci riescono. A volte no.
Identificati. Segnati.
Le persone negative non servono. Ti bloccano. Ti impediscono.
Annota i loro nomi.
Le loro facce subdole. La loro schifosa ironia da perdente. La loro vigliaccheria.
La loro sconfitta fitta.
E poi corri. Perchè non potranno raggiungerti.
O falli stare se vogliono. Ma falli stare seduti.
Che noi siamo noi e loro non sono un cazzo.


p.s.

Grande festa, allora. Stasera, in Fattoria.
Il maiale più grasso verrà ucciso e mangiato.


ON AIR: Marlene Kuntz - Fantasma


Keywords: unknown

giovedì 28 maggio 2009

Carillon del Dolore...Per portarti questo scrigno.


Il Carillon del Dolore era la musica del disgusto.
Lontano dalle pose intellettuali dei loro grigi contemporanei, mentre altri mostravano vie di fuga anche impercettibili, i Carillon del Dolore non offrivano alcuna via d'uscita. Era un labirinto degno del genio di Dedalo: una selva di sterpi su colonne di marmo striato di sangue dentro cui si muoveva il Minotauro Tommaso. Dal giardino del Bel Paese era possibile udire i suoi latrati di bestia in catene.
Non era il colore a mancare nella musica dei CdD, che seppur monocraticamente si concedeva ad un bianco virginale, ancestrale. Quello che mancava era l'aria. C'era questo senso di soffocamento perenne, avvilente, straniante. Una claustrofobia malsana, annichelente. [...]
Dubito, se non siete avvezzi a sedervi al teatro delle atrocità dei Virgin Prunes, che riuscirete ad arrivare alla fine senza sentirvi profondamente turbati.
Le goth-barbies da Suicide Girls stiano alla larga, che qui vi fate male davvero.

Francesco Dimauro - Rumore #206


ON AIR: Carillon del dolore - Crimine di passione


Keywords: Carillon del dolore recensione per portarti questo scrigno fiori malsani ritratti dal vero crimine di passione escono il coro e gli attori trasfigurazione 1984 dark wave italiana diaframma federico

Altri tempi. Altri quando.


Chitarre distorte, dilatate. Come se qualcuno si fosse messo a suonare grunge negli anni Settanta.
Anche il tempo è distorto, infatti. Dilatato appunto.
Otto brani. Belli. Piacevoli. Che si fanno amare.
Una voce alla Vedder. Riff belli e duri. Linee melodiche dolci, leggere.
Un pò Madrugada. Un pò cowboy psichedelico.
Quando ti sdrai nella veranda coi primi caldi. Stoner. La notte però. O quando giunge sera. Grateful Dead.
Meno riflessivo di Rites of uncouvering. L'altro disco. Che già ci aveva incuriosito.
Più immediato. Più d'impatto.
E alla fine una perla ancor più perla: Tomorrow is a long time di Bob Dylan, tirata, strascicata, mai così bella.
Quelli che si chiamano, amano farsi chiamare detrattori, lo taceranno di già sentito.
Ma noi siamo più contro di loro.
Se il rock è quello è quello. Se il rock è quello c'è un motivo.
Non aspettatevi ragazzini col ciuffo ingellato. Non aspettattevi i loro maglioncini. Le loro vocine stridule.
Questo è rock. Di quello che si faceva un tempo. Alla faccia vostra e di chi vuole il nuovo a tutti i costi. Perchè non sa vivere il presente. Perchè odia il passato, chissà perchè.
La data mettetela voi. Nessun riferimento temporale per noi di Altroquando.
Fatelo vostro immediatamente.


ON AIR: Bob Dylan - Tomorrow is a long time


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mercoledì 27 maggio 2009

Rocce Rosse Blues 2009

TUTTI I POST SUL FESTIVAL LI TROVI NELL'INDICE A SINISTRA CLICCANDO SULL'ETICHETTA "SPECIALE ROCCE ROSSE BLUES 2009"

Le scommesse sono aperte. E' iniziato il toto-roccerosse. Quali saranno i nomi ?
Abituati alle solite truffe intellettuali non ci crediamo un granchè.
La Nuova Sardegna, giornale molto poco attendibile, soprattutto in questo campo, ha pubblicato la prima rosa di nomi.
Si parte con Sting, dicono, poi Paolo Conte, Ivano Fossati, Sergio Cammariere, gli Ska-P e Fiorella Mannoia.
A me avevano detto pure Carlos Santana.
Chissà se potrà essere un estate di concerti o si rivelerà un bel pacco.
Chissà che non ci siano anche altri bei nomi.
Chissà se per il momento non sia meglio tacere e incrociare le dita.
Resta il fatto che il cartellone di Rocce Rosse resta un incognita.
Resta solo in mezzo ai tanti di questa che si preannuncia un'ennesima afosa estate italiana piena di musica.
Di Elton abbiamo già scritto. Suonerà a Verona, in Arena. Ma anche a Milano, con Ray Cooper, a voi la scelta.
Poi c'è il Gods of Metal, con nomi del calibro di Dream Theater, Motley Crue e Mastodon.
Per chi ama i festival, per chi ama il metallo.
Potrete scegliere di stare Sotto il cielo di Parma sennò. In compagnia di Dalla, o Venditti, a bere una bottiglia di vino con Bregovic o Patty Smith. Ballare il Pink Floyd Ballet, se volete. Alla Pilotta.
Se preferite il cielo di Torino il Traffic è aperto. Nick Cave & The Bad Seeds. Tutto per voi. Tutto gratis.
Baci a abbracci. Carezze e schiaffoni se allungate le mani. Il Mi Ami festival 2009. 54 band indipendenti. Tranne che da Carlo Pastore, ovvio. Comunque Dente, ovviamente, Mariposa, Giorgio Canali, Julie's Haircut, Marta sui tubi, ma anche Linea 77, Sense of Akasha, Samuel Katarro e nomi più o meno conosciuti su due palchi, per tre giorni, aree verdi, aree respiro, campeggi e dj set. Se vi va.
Niente Heineken quest'anno. Lo sapevamo già.
Vanno di scena al Summer Festival di Lucca, tra gli altri, Lenny Kravitz, Moby e Burt Bacharach.
Poi i Depeche Mode a Roma e Milano e gli U2 a Milano. Che culo, gli U2. Springsteen a Roma, Torino e Udine. Che siamo già a Luglio.
Ah, si. A Milano pure i Lynyrd Skynyrd. Potete regalare i biglietti a qualche amico. Qualcuno sa perchè.
The Killers e Franz Ferdinand.
Unbria Jazz e Pistoia Blues.
Ferrara sotto le stelle. Che bella Piazza Castello.
Poi gli altri ve li cercate da soli. Io vi dico quelli che suoneranno anche in fattoria. Degli altri non c'importa.
Che incazzo che quello di Soap & Skin l'hanno annulato.
Non sarà un'estate calda come la scorsa, magari, ma ci divertiremo lo stesso.
Che poi sarà già agosto che chissa dove saremo.
Che c'è pure un matrimonio.
Che chissà dove sarà Rocce Rosse & Blues. Che non è colpa mia se non ci sono ancora i nomi. Provate a chiamare. Dite che avete pronte le valige. Che volete pure fare un giro in Sardegna.
Che se però non sapete nulla dovrete organizzare altro. Magari pubblicano il cartellone come ogni associazione normale con un pò d'anticipo. Magari si svegliano. O si sentono in colpa. Se non veniamo in vacanza è colpa vostra. E della vostra incompetenza.

...

INFO: Associazione culturale ROCCE ROSSE BLUES. TELEFONO: 800 50 50 77 - 0782 61 40 046. EMAIL: info@roccerosse.it.

Non stavo scherzando.

p.s. La bontà de La Fattoria di Altroquando è infinita. Vi omaggiamo di una piccola lista con i principali concerti. Senza fronzoli. Solo artisti internazionali. Baglioni lo sapete già che suonerà anche quest'estate.

Bloc Party: 15/7 Ferrara, Piazza Castello.
Bruce Springsteen
: 19/5 Roma, Stadio Olimpico; 21/7 Torino, Stadio Olimpico; 23/7 Udine, Stadio Friuli.
Burt Bacharach
: 16/7 Perugia, Umbria Jazz; 18/7 Lucca, Piazza Napoleone; 22/7 Brescia, Piazza Duomo; 24/7 Roma, Cavea Auditorium.

Calexico: 10/7 Bollate-MI, Villa Arconati; 16/7 Sesto al Reghena-PN, Piazza Castello.
Carlos Santana: 14/7 Trieste, Piazza Unità d'Italia; 15/7 Brescia, Piazza della Loggia.
Chris Cornell: 6/7 Milano, Alcatraz; 7/7 Ostia-RM, Teatro Romano.
Coldplay: 31/8 Udine, Stadio Friuli.
Depeche Mode: 16/6 Roma, Stadio Olimpico; 18/6 Milano, San Siro.
Editors: 24/6 Ferrara, Piazza Castello.
Eagles: 13/6 Milano, Mediolanum Forum.
Elton John + Anastacia: 7/7 Verona, Arena.
Erykah Badu: 8/7 Milano, Arena Civica.
Franz Ferdinand + The Killers + White Lies: 14/7 Roma, Ippodromo Capannelle.
George Benson: 17/7 Perugia, Umbria Jazz; 20/7 Milano, Teatro degli Arcimboldi.
Glasvegas: 10/5 Madonna dell'Albero-RA, Bronson; 11/5 Roma, Circolo degli Artisti; 12/5 Milano, Magazzini Generali.
James Morrison + Amy MacDonald: 24/7 Lucca, Piazza Napoleone.
James Taylor: 13/7 Milano, Arena Civica; 15/7 Padova, Villa Contarini; 16/7 Lucca, Piazza Napoleone; 19/7 Roma, Cavea Auditorium; 21/7 Aosta, Teatro Romano.
Jethro Tull: 27/8 Riolo Terme-RA, Parco Fluviale.
John Fogerty: 26/7 Lucca, Piazza Napoleone; 28/7 Padova, Villa Contarini.
Katy Perry: 23/6 Milano, Idroscalo.
Lauryn Hill: 3/7 Roma, Cavea Auditorium; 4/7 Pistoia, Piazza Duomo.
Lenny Kravitz: 3/6 Torino, Parco della Certosa Reale; 5/6: Roma, PalaLottomatica; 6/6 Brescia, Piazza Duomo; 11/7 Lucca, Piazza Napoleone.
Limp Bizkit + Faith No More: 14/6 Milano, Idroscalo.
Loreena McKennitt: 24/6 Taormina-ME, Teatro Antico.
Lynyrd Skynyrd: 3/6 Milano, PalaSharp.
Madonna: 14/7 Milano, San Siro; 16/7 Udine, Stadio Friuli.
Maximo Park: 3/6 Milano, Magazzini Generali.
Metallica: 22/6 Milano, Mediolanum Forum; 24/6 Roma, PalaLottomatica.
Moby: 6/7 Padova, Villa Contarini; 25/7 Lucca, Piazza Napoleone.
Mogwai: 17/7 Firenze, Fortezza da Basso; 18/7 Roma, Cavea Auditorium.
Motley Crue + guests: 27/6 Monza, Stadio Brianteo.
Motorhead: 15/7 Roma, Ippodromo Capannelle; 16/7 Firenze, Fortezza da Basso; 17/7 Padova, Villa Contarini.
New Found Glory: 9/6 Roncade-TV, New Age Club; 10/6 Milano, Musicdrome.
Nine Inch Nails + Korn + The Mars Volta: 26/6 Milano, Idroscalo.
Oasis + The Kooks + Kasabian: 30/8 Milano, Area della Fiera di Rho.
PJ Harvey & John Parish: 4/5 Auditorium, Milano.
Placebo: 18/7 Villafranca-VR, Castello Scaligero.
Seal: 1/7 Milano, Arena Civica.
Simple Minds: 14/7 Venezia, Piazza San Marco.
Simply Red: 16/5 Milano, Teatro degli Arcimboldi; 17/5 Milano, Teatro degli Arcimboldi; 19/5 Conegliano-TV, Zoppas Arena; 12/7 Perugia, Umbria Jazz; 13/7 Pescara, Teatro D'Annunzio; 14/7 Mantova, Esedra di Palazzo Te.
Slipknot + Dreamtheater + altri: 28/6 Monza, Stadio Brianteo.
Staind: 15/6 Milano, Alcatraz.
Steve Winwood: 7/7 Sesto Fiorentino-FI, Villa Solaria; 8/7 Udine, Castello.
The Killers: 8/6 Verona, Arena.
The Pogues ft. Shane McGowan + Babyshambles + Gogol Bordello: 13/6 Milano, Idroscalo.
Tracy Chapman: 14/7 Brescia, Piazza Duomo; 22/7 Arezzo, Parco della Fortezza Medicea; 27/7 Roma, Cavea Auditorium.
TV on the Radio: 21/7 Ferrara, Piazza Castello.
U2: 7/7 Milano, San Siro; 8/7 Milano, San Siro.
UB40: 29/6 Milano, Idroscalo; 30/6 Roma, Ippodromo Capannelle.
Yeah Yeah Yeahs: 4/5 Milano, Magazzini Generali.



ON AIR: Billy Cobham - Spectrum


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martedì 26 maggio 2009

Quando arriva la prima notte d'estate


Perchè alla fine è strana.
Alla fine non sembra vera.
Parli di film, poi di politica. Che non sembra vero.
Che un dio ci aiuti ad eliminarle le cose ininfluenti, inesistenti.
Arriva una notte che poi è una sera. Che bellaria. Senza apostrofo,
Poi la musica. Dischi belli, evocativi. Oramai immortali. Ma liquidi, per quanto pesano, per quanto corrono leggeri. Una notte d'estate in anticipo. Che lo sapevi che arrivava.
Poi libri, poi Dio. A petto nudo. E il mio migliore amico vuole regalarmi un disco in vinile. Che mi dice non sai. Che non ci penso più. Scorro le etichette nella mente. Chissà qual'è.
Pensavamo al mare, al mare di notte. Siamo cresciuti insieme. Senza donne stasera, a chiacchierare. Con Italo, al massimo. Siamo Svevi. Siamo Zeni. Coscienze.
Guardiamo la finestra di fronte allora. Come cambia tutto. Come tutto è uguale.
Nella prima notte d'estate. Dalla città alla provincia. Sdraiati che non si sa di che parli alla fine.
Anche se non è una notte qualunque.
Perche io ci son nato il 25. Di 25.000 anni fa.


ON AIR: The Flaming Lips - In the morning of magicians


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domenica 24 maggio 2009

Antichrist


Una coppia e un bimbo che muore. Un bosco. Tre strani animali. La depressione. La follia. La paura. Una terapia per sconfiggerla.
Ma il dolore e la disperazione sono ancora più terribili.
Lars stava molto male, ha fatto il film più importante della sua carriera.
Un film autobiografico, non bisogna dimenticarlo. Generato dal buio. Dal male oscuro che offusca la mante e ti ruba la gioia e la serenità. Le radici vanno forse cercate nell'infanzia. Genitori libertini. Il bisogno urgente di un padre. Di una disciplina.
Lars Von Trier aveva l'inferno dentro. Ha vomitato su pellicola le nostre più grandi paure, le ha simbolizzate in tanti simboli. Simbologia a gogo, che chissà quante cose non comprenderete. Ma vi chiederete il significato, eccome, e se questo non è già un pregio non so cosa posso esserlo.
Poi la sua paura per le donne. O per una donna, una sola? Una che le fatto male, molto male. Forse una. Tutti i volti offuscati.
Nel film possiamo vedere in faccia solo i protagonisti.
La Natura. Femmina. Donna. Madre. Regno di Satana.
Forse quando parlerà la volpe riderete. Forse sarà solo una risata liberatoria.
Poi la macelleria si apre. Orrori penici e clitoridei. Il bimbo ha le scarpe al contrario. La madre degenere, il padre arrogante. Misogino.
Fino alla ricongiunzione con se stessi. Con la Natura. Con il Mondo. Con la luce. Chè il prezzo da pagare è alto.
Chè uccidere non è mai stato così terribile.
Chè bisognava auto infliggersi una punizione, Eliminare il piacere. Il sesso. Che qui ha la forma dell'ossessione e non sai mai dov'è l'amore. Sembra una cura. E la malattia è tanta.
Attacchi di panico, vertigini, tragicità ineluttabile. Il tutto reso con una camera mai fissa. Giochi fotografici. Composizioni pittoresche d'immagini non-sense.
E un omaggio al cinema classico, quello d'altri tempi. Che non si accontentava di pacchetti. Montaggi eizensteniani. Sequenza d'apertura e sequenza di chiusura su tutte. E una dedica finale, alla memoria di Tarkowski.
A qualcuno non piacerà. Qualcuno resterà in sala fino all'ultimo titolo di coda. A leggere di ricerche. Prima su tutte "Ricerche sulla MISOGINIA affidate a...". Ma in conclusione un mare di donne, belle semplici, stupende. La luce ora è tornata. La Natura non è più matrigna.
Qualcuno rispolvererà la moda di cercare un significato, o meglio un senso, a qualcosa che affascina e non sai perchè.
Lars è malato, ripeto. Tenetelo presente. Sempre.
Chiave di lettura, i versi di Handel, cantati, all'inizio e alla fine:

"Lascia ch'io pianga/ mia cruda sorte/ e che sospiri la libertà".


ON AIR: Fabrizio De Andrè - Ave Maria


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sabato 23 maggio 2009

Editoriale, prima pagina e copertina


Queste mani di sabbia

stringono il feretro.

Danno vita a nuovi castelli

e buttan giù stelle.

Queste mani di sabbia

puntano il dito alla luna,

mediano tempeste

e mescolano la sera.

Ci corrono dietro,

tra i fumi del the e del caffè.

Respirano l’alcool e

ci nutrono, dileguandosi,

di speranze.


Queste mani di sabbia affondano

tra la carne viva di noi povera gente.

Versano il sangue di quegli innocenti,

tra la tivù e il megafono.

Queste mani di sabbia strisciano, ormai,

chiudono porte e non scivolano.


Queste mani di sabbia non possono stringere umanamente:

sanno rubare i nostri cuori e stritolare le nostre menti.


POESIA IN CONCORSO AL III PREMIO LAURENTUM ONLINE - VOTABILE, PREVIA REGISTRAZIONE AL SITO, AL SEGUENTE LINK:


http://www.premiolaurentum.eu/Concorso/Poesia.aspx?IDPoesia=2425



ON AIR: Frankie Hi Nrg - Quelli che ben pensano


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venerdì 22 maggio 2009

Red


Il Re Cremisi aveva un debole per le stelle. Per gli astri. Per gli accordi di seta. Aveva un debole per le fantasie più arcane. I versi primordiali. Il Re amava i pazzi.
E fu così che le stelle caddero ad una ad una per diventare rosse rosse, farsi musica e guardare il cielo da quaggiù, scoprendo che non era così male, scoprendo di non voler più tornare a casa.
Nel 1975 il progressive rock muore e dopo tre giorni risorge. Red.
Nove, supernove, nebulose, nane degeneri.
Con il punk alle porte. Con la wave a inondare le camerette.
Chitarre colte, fraseggi esoterici, ritmi d'essai.
Robert Fripp ha preso un asta e ha misurato la distanza tra la terra e il cielo. Providence.
E poi Kurt, Kurt Cobain, che lo chiama il più grande album di tutti i tempi. Lui che non c'entra neppure. Che vi piaccia o no. Che vi piacciano o meno.
I riff s'inseguono e mister Wetton balla sulla tastiera del basso, zappa, ci dorme su, ci fa l'amore con la gola asciutta e dolciastra.
Brufford sbatte, intanto. Sbatte ancora...sulla tomba del rock, dalla sua tomba spreme ciò che resta e il resto è questo.
I King Crimson sono ormai un trio, un condensato.
E si mostrano in copertina. La prima volta. L'ultima. Perchè vogliono essere visti. Ora o mai più. Torneranno negli anni Ottanta ma tutto è cambiato. Tutto collassa. Tutto tace.
E poi l'esplosione finale, lectio magistralis. A chi vi dice che Starless non è la suite definitiva, a chi vi dice che c'è qualcosa oltre rispondete che volete dormire sonni tranquilli.
Perchè oltre c'è solo il delirio.
Ancora un passo.
Ancora un passo e non ci sareste più.


ON AIR: King Crimson - Starless


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Blow Up. Il posto dell'osservatore.


1966. Thomas guarda. Fotografa luoghi, mode, manie, gambe e acconciature. Londra. Thomas osserva e vede. Poi viene visto. Michelangelo guarda. Michelangelo Antonioni. Poi l'assassino, se c'è. Poi veniamo noi. Che d'un tratto ci guardiamo intorno, in sala. Qualcuno ci guarda. Ed è guardato a sua volta. Perchè l'occhio si fonde con l'obbiettivo. L'obbiettivo con l'occhio. Poi lo schermo. Poi la sala. E ogni volta il dettaglio è più piccolo. La veduta più grande. All'infinito, fino a un occhio immenso, ENORME. Fino a non vedere più nulla, forse.
Thomas un giorno assiste a qualcosa ma non se ne accorge. Poi guarda le foto. Le osserva. E vede un particolare. Lo ingrandisce e ne vede un altro. Thomas vede la realtà. Ma la vede accaduta, non accadere. E' un'impressione forse, un impressione impressa sulla carta. Sembra qualcosa di marcio.
Poi una semi-soggettiva del maestro. La camera si muove come se Thomas stesse guardando ad una ad una le foto appese. Vediamo, una foto, un'altra e un'altra ancora...e poi Thomas. Ed è tardi quando ci rendiamo conto che dunque la soggettiva non era sua. Qualcuno osserva. Poi ruba le pellicole. Ma chi è che che guarda chi? Thomas deve provare la realtà. Un omicidio, un cadavere, un illusione, un impressione. Torna al parco e trova la prova. Ma non ha con sè la macchina. Non può fotografare nulla. Non può provare nulla.
Poi dei clown giocano a tennis con una pallina immaginaria. Ma se loro la vedessero? Fuori campo. Vai a raccogliere la palla, Thomas.
E chissà che gioco di sguardi, se il Maestro avesse fatto in tempo a capire internet.


ON AIR: Arbouretum - Signposts and instruments


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giovedì 21 maggio 2009

Non sono stato io


L'Onda. Hanno spaccato il baretto del compagno barista e ora fanno la colletta. Sarà il fattore Marx.
Hanno girovagato per Torino. Hanno messo a ferro e fuoco un quartiere. Lanciato fumogeni, robe varie e bugie. Contro il potere, contro il G8.
Spacchiamo un pò di vetrine anche noi contro il potere. Prendiamoci a bastonate nei coglioni, contro il potere. Avviliamoci, contro il potere. Rotoliamoci nel fango, contro il potere. Può essere utile.
E il povero barista e il povero negoziante col muso rotto? Compagni che sbagliano.
Sono loro nel giusto, le Onde, chè gli hanno rubato il futuro, chè gli hanno rubato la vita.
Ma se l'hanno rubata a loro perchè loro la devono rubare a noi? Perchè devono avere voce in capitolo? Perchè devono rappresentare noi studenti? Noi lavoratori? Noi gente che sta per scoppiare? Una bella ondata di merda. Perchè non possono rappresentare semplicemente loro stessi?
Noi la crisi non la paghiamo. La pagherà il barista col bar rotto allora. No, lui no. Hanno fatto una colletta per risarcirlo. E' una notizia fresca fresca, di oggi, giunta fino a qua alla Fattoria.
Pagheranno gli altri allora. Mica possono risarcire tutti.
Verrebbe da pensare a un ipotesi. Che di qui a poco possano diventare davvero un capro espiatorio. Il potere, il g8, la massoneria, le banche, quelli che ci fanno male. Loro, L'Onda, combattono, ma i danni li subisce chi vorrebbero difendere.
Si sa che lo schiaffo prima o poi se lo piglia chi è più a portata di mano.
Si dà il caso che uno di questi giorni in assenza di Berlusconi, Andreotti o Licio gelli al bar sotto casa a qualcuno possa venire in mente di fare come fanno loro: a qualcuno può venire in mente di segnarsi la prossima manifestazione, il prossimo appuntamento con la rivolta, con la ribellione al sistema.
Si dà il caso che a qualcuno possano prudere le mani mentre passano di lì. Si dà il caso che Cossiga possa essere anche soddisfatto di questo.
Ma si dà il caso che forse siamo più stanchi noi di loro.
Si procede a piccoli passi, ovvio. Lo schiaffo a portata di mano.
Migliaia di persone che lavorano, studiano e semplicemente soffrono che si danno appuntamento per andare a prendere a calci in culo L'Onda.
Poi magari i giornali del cazzo si chiedono come mai? Poi magari il Presidente di fronte a tanti calci nel culo, sarebbe il record del mondo, potrebbe capire che esistiamo. Potrebbe capire che non dormiamo più e che di calci in culo ne avanzano.
Alla fine, forse, anzichè intervistare loro, potrebbero intervistare noi.


ON AIR: Afterhours - Tema: la mia città


Keywords: l'Onda presidente proteste torino g8 vetrine rotte sessantotto

mercoledì 20 maggio 2009

Shining

Immaginazione e realtà. Ancora loro. Così indistinte e così presenti. Cinema e occhio umano. Cinema e occhio meccanico. Corpi fisici e corpi astrali, mistici, snaturati. Spiriti immateriali.
Cinema fantastico, horror, fantascientifico. Che se non vi piace non è affar nostro. Che se credete che sia serie B per noi è lo stesso.
Noi che siamo scesi a patti, che abbiamo accettato il compromesso. Noi e Todorov. Noi scelti a decretare cos'è vero e cosa no.
Ci dispiace per King ma preferiamo che il mistero s'infittisca. Lode al Buon King per l'abilità nel costruire trame. Ma stiamo con Kubrick, che sintetizza il racconto, lo spoglia, non s'interessa ai dialoghi, come sempre. Riassume pagine su pagine in una frase. Non spiega perchè Jack arriva fino a quel punto. Non spiega perchè ci arriva Danny.
Il cinema di Kubrick è una domanda costante. Infinita. Stanley non fornisce soluzioni. I suoi film sono atti d'accusa irrisolti. L'ambiguazione delle nostre certezze. Convenzioni. Riti.
Kubrick reinventa il romanzo-shining e lo rende emblema. La pazzia è labirinto. La pazzia è uno specchio. Una frase ripetuta fino a spogliarla di ogni senso compiuto. Le parole s'impongono, si deturpano, si autoimmolano per noi, per amor dell'enigma. Quel Murder, omicidio, scritto al contrario. Quello Shining che ci fa comunicare con presenze immaginarie, soprannaturali, sciamanesche. Mentre tutt'intorno tace. Mentre non funzionano le radio e i telefoni. Ed è qui che subentra l'ironia. Ingrediente principale del fiabesco, dell'horror. A creare quel freudiano senso di perturbazione che ci lascia basiti. Che ci fa scoppiare in una risata isterica o ci rende muti e pensanti. Shelley Duvall che interpreta una moglie banale, un matrimonio banale, una mamma banale. Incarna l'idiozia della femmina senza identità che sgrana gli occhi sulla magnificenza delle cucine. Ovvio che Jack impazzisce. Ovvio che Danny, ancora Freud, guarda lo specchio e ci vede un altro. Sta a noi decidere qual'è il confine tra soprannaturale e banale, rassicurante, pazzia medio-borghese.
Kubrick che utilizza i numeri come simboli. Che siano stanze o che siano titoli. Kubrick con le sue soggettive, le sue steadycam meravigliose, da uno che ha preso coscienza dello strumento e crede che non serva scrivere significati se col cinema si possono lettralmente dipingere sensazioni. Non ricordo bene se fosse proprio lui o qualcun altro a dire che il mistero è l'unica sensazione che l'uomo vive meglio, vive pienamente nell'arte. Shining di Stanley Kubrick è questo. Mistero, follia, delirio, gioco di specchi, di labirinti. Di quei labirinti macabri che pensi di poter dominare, ma poi ti accorgi che basta un immagine per riproiettarti al centro. Senza via di fuga. A martellarti la testa, la notte, prima di dormire, su come potrai fare questa volta, a mò di spirale, fino alla fine quando pensi di aver capito e il sonno sopraggiunge. Soppraggiunge la quiete. Nell'opera di Kubrick non esiste il fuoco purificatore dell'autore King. Alla fine resta il ghiaccio a fermare le immagini. Una foto in bianco e nero di mezzo secolo prima. Jack Torrance era già lì. E ogni senso, a fatica conquistato, si perde, si dissolve, rendendo omaggio al mistero più irrisolvibile di tutti. La vita. La morte.


ON AIR: Soap&Skin - Turbine Womb


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La rosa purpurea del Cairo


Dove sta il confine tra realtà e finzione? Dove finisce il nostro occhio, l'occhio dell'operatore e inizia quello della cinepresa? L'occhio meccanico, l'occhio che tutto vede. Dove finiscono gli attori, dove iniziano i personaggi? Dove finisce Cecilia quando le luci in sala si accendono? Dove finiamo noi quando si spengono?
Cecilia e sola e infelice. Guarda ogni giorno lo stesso film. Lo vede al cinema, non su Megavideo. Si spengono le luci e scompare un marito parassita, un lavoro frustrante, scompare la Grande Depressione del '29. Poi le luci si riaccendono e tutto torna com'era. Ma un giorno dallo schermo esce fuori Tom Baxter, esploratore alla ricerca della leggendaria rosa purpurea del Cairo. Esce fuori e si innamora di lei. E la realtà si perde una volta per tutte. Senza soluzione di continuità. Noi spettatori. Noi attori. Noi personaggi. Loro comparse. E sulle nostre teste a reggere i fili, lui, Woody Allen, alle prese con un atto d'amore verso il cinema, verso il sogno in celluloide e un pochino verso la realtà a martellarsi di domande. Il sunto della sua riflessione può apparire e scomparire non appena chiudi gli occhi, non appena abbassi o alzi il volume, non appena accendi le luci, non appena le spegni, ogni volta che del film ti senti attore, regista, sceneggiatore o comparsa. E alla fine resta la vita. Scarna, desolante, magnifica.
Magnifica come Fred Astaire e Ginger Rogers, che ballano, volteggiano, amoreggiano. E alla fine non ci importa più di tanto se la vita è sogno o il sogno è vita. Alla fine non ci importa più chi vince. Non ci importa più se l'amore trionfa. Accendiamo le luci e, ancora una volta, ha vinto lui. Il cinema.


ON AIR: Ennio Morricone - Love Theme (Nuovo Cinema Paradiso)


Keywords: la rosa purpurea del cairo recensione woody allen sogni in celluloide tom baxter

martedì 19 maggio 2009

Le prospettive dell'onda


Studiamo storia dell'arte. Studiamo chi ha inventato la prospettiva. E' solo una questione mentale. Un'imitazione dell'occhio. Un'imitazione meccanica e poi un salto in avanti di mille, duemila anni. Giovani in prospettiva. Prospettive giuste e sbagliate. Prospettive di muri imbrattati, senza prospettiva. Senza profondità. Scritte e striscioni a una dimensione. Torino, Piemonte, Italia. Altroquando. Qui, la prospettiva è all'angolo. Giovani all'angolo che fissano gli angoli. Gli spigoli. Che sono stanchi. Che odiano altri giovani. Che lo scontro è vicino. Che tra poco la prospettiva arriva sui denti. Sui denti dell'Onda. Siamo pronti. Noi, a inventare una prospettiva nuova. Loro e i loro vecchi chiusi nella loro prospettiva. Loro e Giotto. Il vostro G8 del cazzo. Noi e Brunelleschi. Noi e Donatello, Michelangelo, Raffaello. E poi Caravaggio. Acquavite di pennelli. Lo sforzo quotidiano per riuscire a non guardare. Voi e il Presidente. Mills e non più Mills. Tremendae maiestatis. Qui salvandos salvas gratis. Bandiere di carta, onde di cartapesta, o gommapiuma. Quei giovani e quegli altri. Noi e loro. Sono bello sono snello voglio fare carosello. Tra poco sono cazzi amari. Provate a smettere gli striscioni e le idee. Provate di nuovo a ingannarci. Provate ancora a trovarvi un posto medio come siete medi.
Provate a fare come il prof e la prof. Provate a non essere coerenti. Provate a distruggere vetrine per anni, lanciare molotov, e bandiere rosse come mamma e papà e poi finire dietro lo sportello di una banca. Provatela ancora la prospettiva corrotta. Distorta. Mami e papi. Voi avete assolto loro, noi non perdoneremo voi. Tutto è finchè dura. Finchè non saremo stanchi di ricostruirvi i palchi e le poltrone. Lacrimosa dies illa. Qua resurget ex favilla. Judicandus homo reus. Judicandus homo reus.


ON AIR: Fabrizio De Andrè - Morire per delle idee


Keywords: l'onda proteste rivolte studentesche università torino g8 la maddalena l'aquila

lunedì 18 maggio 2009

I giovani Werther


Quest'allegra brigata dell'ahinoi, dell'ahimé, o mioddio, o mio cor. Elisione. Voi tapini.

Dai commenti di repubblica.it di oggi, gli scapestrati versi dei sinistroidi in stato terminale:

....ti assicuro che fa male, davvero male. ....che vergogna si prova... ...Il Paese si tutela difendendolo dalle infiltrazioni di criminali, non certo dall'arrivo di vittime delle violenze di regimi liberticidi. Alle quali, anzi, dobbiamo garantire ogni tutela e tutta la sicurezza, che uno Stato democratico puo' dare. ...felicitandomi per il ritrovato amor di Italica Patria... ...Sappiamo come andò a finire... ...quanto astio, quanto livore dalle vostre parole... ...parlano,straparlano, sentenziano,offendono... ...inutili enunciazioni di principio dall'opulenta Svizzera... ...non sanno cosa ci si potesse aspettare da un governo di Fascisti... ...questo ennesimo atto di nepotismo,di fascismo reiterato... ...i termini sono importanti contro il razzismo.

E allora dammelo, Signore, il termine giusto. Perchè non li sopportiamo più. Coi loro termini gravi. I loro temini vecchi. I loro termini meschini. I loro termini del ve l'avevamo detto. Stato terminale. Siammo scorretti, scorrettissimi.


ON AIR: Fabrizio De Andrè - Morire per delle idee


Keywords: crisi economica precariato la repubblica paraculismo

La verità sta proprio là sul comodino


Nelle camere da letto tutto è compiuto.

Camere da letto lucide e perfette:

quelle degli alberghi, senza nessuno dentro.

Le camere da letto impolverate, quelle celebrate,

quelle con dentro ancora l’odore del sonno che siamo.

Tra un comodino e un soprabito e una candela

e un libro letto sull’ultimo letto.

Di amici, fratelli. Le camere dei nostri padri:

sulle scale, da una porta socchiusa

un alone di intimo e un gorgoglio di tenebra.

Le camere dei nostri amori,

quelle che prima o poi si chiudono o rinchiudono.

Una gonna sulla seggiola, scarpe alte e basse;

lucernari e lampadari tesi come molle tese.

Camere da letto sudate. Rumori e gemiti da camera da letto.

Armadi a volta altissimi, innalzano segreti;

bauli colmi di oggetti vivi e vegeti e

cassetti seriosi di comò semivuoti.

Camere da letto profumate. (Muri spogli mai del tutto).

Oli essenziali. (Oli dipinti).

Specchio e rossetto.


Camere da letto che racchiudono Dio.

Il nostro Dio personale.

Quello che resta chiuso in camera,

quando la camera diviene stanza

e non ci accorgiamo di nulla.


ON AIR: Vampire Weekend - M79


Keywords: premio laurentum quasi dimenticavo di esser morto nuovi poeti italiani

Il naso di gomma


Le parole. Che sono così importanti. Come diceva Nanni Moretti. Come diceva a un giornalista. Come lo diceva. Ma le parole sono importanti anche nelle risposte. Risposte negate, contraddette, quelle che oggi non saranno mai uguali a ieri, quelle che nell’arco di una giornata si trasformano, scappano e cambiano la realtà. Le parole. Si sa, non sono sempre depositarie della verità. Eppure quando a parlare è il Ministro, quando a parlare è il Presidente, ci si aspetta rigore. Ci si aspettano pesi e misure. È forse sbagliato pensarla così? Perché mi aspetto tanto? Ma a voi che importa. Voi non avete più la capacità di distinguere. Voi e i vostri album da colorare. Voi senza più pennelli, altro che parole.

Vi scrivo dalla fattoria, lontana anni luce dai vostri occhi spalancati, che sbattono ciechi davanti a pensieri su pagine ingiallite dai contorni troppo reali per crederci, quegli stessi occhi che sbrilluccicano di fronte a pailette e lustrini da circo. Qui i raggi di un vecchio tubo catodico in bianco e nero mi mostrano scene da teatro dell’assurdo: un palcoscenico chiamato Parlamento, in cui di volta in volta, attori in doppiopetto sbavano, ammiccano, ti fissano dal loro podio da perfetti vincitori di figa. Forse parlano, ma vedo solo decrepiti cariatidi che vomitano su sé stesse, l’audio non arriva. Sono una persona fortunata con un vecchio tubo catodico rotto. E se poi riuscissi anche a sentire che cosa cambierebbe? Tanto ieri sarebbe già un altro giorno. Un’altra versione. Un altro mondo. Che non ci interessa. Perché noi qui abbiamo tutto quello di cui c’è bisogno, L’indispensabile, la nostra verità. Ce la sentiamo dentro, vaccinati e immuni alle vostre pagliacciate quotidiane di veline, parlamentari, papini e papponi.

La verità delle nostre coscienze è fatta di ultimi amori, di montagne e conigli verdi, labbra blu di vino onesto. La nostra verità è quella di una chitarra scordata, gole secche, stonate, di avventure nella città di mezzo, collanine di bucce di noccioline, mani unte di alette di pollo fritte. E piangiamo perché ci emoziona ancora il tramonto, visto da qui, il tramonto di soli e lune, di quegli sguardi che credevamo amici, di esperienze vissute al contrario, il tramonto della forza di essere persone col coraggio delle proprie azioni. Eppure riusciamo ancora a ridere, e ridere a crepapelle, di risate contagiose e virulente, proprie quelle che vi seppelliranno una volta per tutte: perchè i vostri partiti e le vostre ideologie, il vostro piagnucolare e smocciolare su voi stessi per le boiate create dai vostri padri e su cui continuate a menarla, ci fanno pena e compassione. Volete salvarvi? Venite a trovarci. Venite qui a zappare con noi, venite a smetterla. “La verità nell’arte e la felicità nel fumo di una sigaretta”: questo cartello vi indicherà la strada. Tutto il resto è fuffa. O noia. Che dir si voglia.


ON AIR: Vampire Weekend - M79


Keywords: parlamento pulito nanni moretti manifesto ministro della giustizia

giovedì 14 maggio 2009

Indipendendentemente da chi non sa di che parla


Ed eccoli ancora. Che riappaiono. Che rimuginano. Che vomitano palle.
Eccone un altro che non sa nemmeno di che parla.
Eccolo che etichetta, che parla di musica ma dovrebbe zappare.
Abbiamo bisogno di grano, ortaggi, prodotti biologici, perchè vaneggiare di giovani e indie?
Perchè essere così approssimativi? Noi non siamo slim e nemmeno anoressici.
Ascoltiamo Roxy Music, Gentle Giant, Nick Drake e Radiohead dentro al Mix della Moulinex.
Abbiamo un ceilos, qui alla fattoria, pieno di dischi. Vecchi e nuovi, rossi e neri, da milioni di dollari e da pochi lire. Alla faccia di chi deve ancora dividere le cose in due. Indipenti si, ma da cosa?
Indipendenti dalla storia, della musica e non. Ma soprattutto indipendentemente da te, Leonardo Clausi di Repubblica. Indipendentemente da chi è meglio che smetta di scrivere di musica, vada a lavorare e tiri su una bella famigliola patetica come è lui che è ora.

http://musica-ilcaso.temi.kataweb.it/2009/05/12/indipendenti-si-ma-da-che-cosa/#comment-27881


ON AIR: Dr. Dog - Army of ancients


Keywords: leonardo clausi la repubblica indie rock musica

Strange View


Ti ricordi quando il rock era giovane? E giocavamo insieme a campana? Poi il rock morì ma il rock del coccodrillo già lo sapevamo che sarebbe rimasto.
Elton e band. Elton John. Sir Elton Ercules John sarà il sette luglio all'Arena di Verona per un concerto che già si preannuncia storico. Incrociamo le dita perchè i concerti del baronetto in Italia non vantano fortuna. Tra annullamenti e rinvii non devi mai esserne troppo certo. Sarebbe terribilmente spiacevole, altrimenti, fare tutta quella strada, dalla fattoria all'Arena.
Ci sarà pure Daniel, pare. L'aereo per la Spagna è stato dirottato, destinazione Linate. Niente terroristi, per carità, solo candele nel vento.
...nemmeno paranoie però. Anche se il concerto di Soap&Skin di ieri, il concerto della nostra piccola bimba triste, alla Casa 139 di Milano, è stato annullato, non è la norma. E' solo che quando succede una volta poi ci pensi. Elton non tradire. E poi non siamo mica negli anni Settanta, quando nessuno voleva venire più in Italia a suonare perchè c'erano camerati e compagni a far casino sotto il palco. E i Led Zeppelin li perdemmo per sempre, per esempio.
Per i ritardatari sono stati immessi ieri un pò di nuovi biglietti, ma bisogna affrettarsi, perchè si prevede un nuovo tutto esaurito in pochi giorni.
Onore al grande nanerottolo d'Inghilterra. Playlist Video dedicata intanto. Onore alla leggenda del Rock che siamo contenti non sia diventato il cantante dei King Crimson, altrimenti chissà che sarebbe successo.
I negozi di occhiali più strani, sempre intanto, sono già tutti aperti.


ON AIR: Elton John - Daniel - 1973


Daniel sta viaggiando in aereo questa sera,
posso vedere le luci rosse della coda
che vanno verso la Spagna.
E vedo Daniel che saluta con la mano,
Dio, sembra Daniel,
forse sono le nuvole nei miei occhi.
Dicono che la Spagna è carina,
sebbene non ci sia mai stato,
beh, Daniel dice
che è il miglior posto mai visto.
Oh, lui dovrebbe saperlo
perché ci è stato abbastanza,
Signore, mi manca Daniel,
mi manca così tanto.

Oh, Daniel, fratello mio,
tu sei più vecchio di me,
senti ancora il dolore
delle ferite che non vogliono chiudersi?
I tuoi occhi sono morti, ma tu vedi più di me.
Daniel sei una stella sul viso del cielo.

Daniel sta viaggiando in aereo questa sera,
posso vedere le luci rosse della coda
che vanno verso la Spagna.
E vedo Daniel che saluta con la mano,
Dio, sembra Daniel,
forse sono le nuvole nei miei occhi.
Dio, sembra Daniel,
forse sono le nuvole nei miei occhi
.



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martedì 12 maggio 2009

L'errore di fondo


E com'è che adesso avete tutti paura? Com'è che non si può più uscire la sera?
Com'è che ora la notte è buia e pericolosa?
Quand'è che abbiamo perso la gioia di far l'amore in macchina in un posto sperduto e isolato dal mondo?
Com'è che il diverso fa più paura? Com'è che credete ai tg, ai buffoni del circo sicurezza, ai domatori dell'apocalisse, ai giocolieri della crisi?
Quando abbiamo perso tutto? Il momento esatto della dipartita.
Quando la gente è diventata così stupida e meschina.
Quando ci siamo accorti di essere rimasti in pochi.
Quando i cervelli sono fuggiti.
Come la sabbia nelle clessidre. Come il mercurio nei termometri rotti.
Siamo palline di merda.
Merda di pecora.
Carrozze per milanesi. Barconi per immigrati. Canali per decrebrati.
Giornali per sfigati. Blog per saccenti. Amori a tempo.
Bombe dimenticate. Stragi riabilitate. Minorenni per il presidente.
Difendete le minoranze difendete le minoranze difendete le minorate.
La fattoria è aperta, ora è qui
Prima che sia troppo tardi, prima che sia giunta sera, riprendete il vostro tempo.


ON AIR: Red House Painters - 24


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lunedì 11 maggio 2009

Quando strattonavamo il mare


Dov'è sono finite le luci della centrale elettrica? Da qui non si scorgono più.
Che belle canzoni. Aria di novità. Sentivamo il puzzo del pesce e la poesia di una spiaggia mangiata dalle maree.
Ma dove sono finite quelle cazzo di luci? Nelle canzoni tutte uguali? Nelle frasi a vanvera? Nei collage da artattckaalberoazzurro? Non basta più. Non basta.
Le distrazioni, i capelli che sono fili scoperti, la scritta coop. Dove andremo adesso a farci male?
Dove se n'è andato Brondy che di febbre di successo si lasciò morire?
Vogliamo un gesto. Dateci un segno. Un allucinazione.
Non bastano più le bandiere Alternative People.
Non le sopportiamo più.
O lo capite o saremmo costretti a non far più soffiare il vento.
Da qui, dalla fattoria, da altroquando. Sparagli Piero.


ON AIR: Le luci della centrale elettrica - Piromani


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Sulla democratizzazione della cultura


Abbiamo costruito la fattoria. C'è voluto del tempo ma ora siamo in tanti. Siamo qua in questo luogo a picco sul mare, da cui gettiamo palle di neve a valle, sulle case e sulle piazze deserte.
Abbiamo ricevuto vostre notizie, del vostro presidente "papi", del vostro presidente nero, dei vostri blogger da strapazzo.
Com'è che tutti possono dire e fare ciò che vogliono?
Com'è che non ci s'indigna più? Che non ci si ribella più?
Abbiamo costruito questo luogo lontano per guardarvi meglio.
Utilizziamo le vostre stesse armi perchè non esistono più linguaggi chiari.
Abbiamo sentito parlare di Carlo Pastore. Un esempio per tutti.
L'incarnazione di ciò che vogliamo noi giovani, avvelenati dai nostri padri sessantottini, dagli ex missini e comunisti. Noi che vogliamo diventare v-jay. Che vogliamo sparare cazzate senza controllo. Che wikipedia è una cosa seria.
Carlo Pastore che pubblica un libro sui provinciali che si fanno da sè. Se fai un bel respiro. Che ci butta in mezzo la voglia di essere amati e le boiate di una geerazione che non sa più che dire.
Carlo Pastore che probabilmente si è scritto la voce su Wikipedia da solo, per sembrare importante.
Chi è esattamente costui, fateci sapere...fateci sapere se davvero è uno che scrive di musica...a noi qua arrivano soltanto bei dischi.
Fateci sapere se esistono ancora giornali e giornalisti.
Se esistono libri di carta.
Se esiste la nausea.
Se il precariato serve ancora a pararsi il culo come quando abbiamo staccato la spina.
Fateci sapere se vi hanno arrestato.
Fateci sapere se le università sono ancora piene di parassiti e le librerie di alieni.
Ancora si vota?
Ancora la democrazia è sporca?
Mandateci un segnale. Ciao Carlo, la colpa non è soltanto tua.


ON AIR: Giorgio Gaber - Quando è moda è moda


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