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Cronache da Altroquando

venerdì 22 maggio 2009

Blow Up. Il posto dell'osservatore.


1966. Thomas guarda. Fotografa luoghi, mode, manie, gambe e acconciature. Londra. Thomas osserva e vede. Poi viene visto. Michelangelo guarda. Michelangelo Antonioni. Poi l'assassino, se c'è. Poi veniamo noi. Che d'un tratto ci guardiamo intorno, in sala. Qualcuno ci guarda. Ed è guardato a sua volta. Perchè l'occhio si fonde con l'obbiettivo. L'obbiettivo con l'occhio. Poi lo schermo. Poi la sala. E ogni volta il dettaglio è più piccolo. La veduta più grande. All'infinito, fino a un occhio immenso, ENORME. Fino a non vedere più nulla, forse.
Thomas un giorno assiste a qualcosa ma non se ne accorge. Poi guarda le foto. Le osserva. E vede un particolare. Lo ingrandisce e ne vede un altro. Thomas vede la realtà. Ma la vede accaduta, non accadere. E' un'impressione forse, un impressione impressa sulla carta. Sembra qualcosa di marcio.
Poi una semi-soggettiva del maestro. La camera si muove come se Thomas stesse guardando ad una ad una le foto appese. Vediamo, una foto, un'altra e un'altra ancora...e poi Thomas. Ed è tardi quando ci rendiamo conto che dunque la soggettiva non era sua. Qualcuno osserva. Poi ruba le pellicole. Ma chi è che che guarda chi? Thomas deve provare la realtà. Un omicidio, un cadavere, un illusione, un impressione. Torna al parco e trova la prova. Ma non ha con sè la macchina. Non può fotografare nulla. Non può provare nulla.
Poi dei clown giocano a tennis con una pallina immaginaria. Ma se loro la vedessero? Fuori campo. Vai a raccogliere la palla, Thomas.
E chissà che gioco di sguardi, se il Maestro avesse fatto in tempo a capire internet.


ON AIR: Arbouretum - Signposts and instruments


Keywords: blow up michelangelo antonioni recensione lo sguardo del novecento

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