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Cronache da Altroquando

domenica 24 maggio 2009

Antichrist


Una coppia e un bimbo che muore. Un bosco. Tre strani animali. La depressione. La follia. La paura. Una terapia per sconfiggerla.
Ma il dolore e la disperazione sono ancora più terribili.
Lars stava molto male, ha fatto il film più importante della sua carriera.
Un film autobiografico, non bisogna dimenticarlo. Generato dal buio. Dal male oscuro che offusca la mante e ti ruba la gioia e la serenità. Le radici vanno forse cercate nell'infanzia. Genitori libertini. Il bisogno urgente di un padre. Di una disciplina.
Lars Von Trier aveva l'inferno dentro. Ha vomitato su pellicola le nostre più grandi paure, le ha simbolizzate in tanti simboli. Simbologia a gogo, che chissà quante cose non comprenderete. Ma vi chiederete il significato, eccome, e se questo non è già un pregio non so cosa posso esserlo.
Poi la sua paura per le donne. O per una donna, una sola? Una che le fatto male, molto male. Forse una. Tutti i volti offuscati.
Nel film possiamo vedere in faccia solo i protagonisti.
La Natura. Femmina. Donna. Madre. Regno di Satana.
Forse quando parlerà la volpe riderete. Forse sarà solo una risata liberatoria.
Poi la macelleria si apre. Orrori penici e clitoridei. Il bimbo ha le scarpe al contrario. La madre degenere, il padre arrogante. Misogino.
Fino alla ricongiunzione con se stessi. Con la Natura. Con il Mondo. Con la luce. Chè il prezzo da pagare è alto.
Chè uccidere non è mai stato così terribile.
Chè bisognava auto infliggersi una punizione, Eliminare il piacere. Il sesso. Che qui ha la forma dell'ossessione e non sai mai dov'è l'amore. Sembra una cura. E la malattia è tanta.
Attacchi di panico, vertigini, tragicità ineluttabile. Il tutto reso con una camera mai fissa. Giochi fotografici. Composizioni pittoresche d'immagini non-sense.
E un omaggio al cinema classico, quello d'altri tempi. Che non si accontentava di pacchetti. Montaggi eizensteniani. Sequenza d'apertura e sequenza di chiusura su tutte. E una dedica finale, alla memoria di Tarkowski.
A qualcuno non piacerà. Qualcuno resterà in sala fino all'ultimo titolo di coda. A leggere di ricerche. Prima su tutte "Ricerche sulla MISOGINIA affidate a...". Ma in conclusione un mare di donne, belle semplici, stupende. La luce ora è tornata. La Natura non è più matrigna.
Qualcuno rispolvererà la moda di cercare un significato, o meglio un senso, a qualcosa che affascina e non sai perchè.
Lars è malato, ripeto. Tenetelo presente. Sempre.
Chiave di lettura, i versi di Handel, cantati, all'inizio e alla fine:

"Lascia ch'io pianga/ mia cruda sorte/ e che sospiri la libertà".


ON AIR: Fabrizio De Andrè - Ave Maria


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime impressioni. Pienamente concorde

Anonimo ha detto...

tra l'altro riesce a rendere perfettamente gli stati di ansia , gli attacchi di panico,quel che si vede e si prova... un film forte intenso per chi sarà in grado di andare oltre le prime scene di sesso tanto criticate,un film per pochi forse, fuori dagli schemi,su cui riflettere e con mille spunti di ricerca,un film travolgente,che forse richiederà una seconda visione per coglierlo in pieno, sono uscita dalla sala soddisfatta dopo i titoli di coda...comunque ne uscirete voi, soddisfatti,delusi,scioccati,non vi lascierà indifferenti...non è già questo un motivo valido per considerarlo un bel film? magenta