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Cronache da Altroquando

mercoledì 20 maggio 2009

La rosa purpurea del Cairo


Dove sta il confine tra realtà e finzione? Dove finisce il nostro occhio, l'occhio dell'operatore e inizia quello della cinepresa? L'occhio meccanico, l'occhio che tutto vede. Dove finiscono gli attori, dove iniziano i personaggi? Dove finisce Cecilia quando le luci in sala si accendono? Dove finiamo noi quando si spengono?
Cecilia e sola e infelice. Guarda ogni giorno lo stesso film. Lo vede al cinema, non su Megavideo. Si spengono le luci e scompare un marito parassita, un lavoro frustrante, scompare la Grande Depressione del '29. Poi le luci si riaccendono e tutto torna com'era. Ma un giorno dallo schermo esce fuori Tom Baxter, esploratore alla ricerca della leggendaria rosa purpurea del Cairo. Esce fuori e si innamora di lei. E la realtà si perde una volta per tutte. Senza soluzione di continuità. Noi spettatori. Noi attori. Noi personaggi. Loro comparse. E sulle nostre teste a reggere i fili, lui, Woody Allen, alle prese con un atto d'amore verso il cinema, verso il sogno in celluloide e un pochino verso la realtà a martellarsi di domande. Il sunto della sua riflessione può apparire e scomparire non appena chiudi gli occhi, non appena abbassi o alzi il volume, non appena accendi le luci, non appena le spegni, ogni volta che del film ti senti attore, regista, sceneggiatore o comparsa. E alla fine resta la vita. Scarna, desolante, magnifica.
Magnifica come Fred Astaire e Ginger Rogers, che ballano, volteggiano, amoreggiano. E alla fine non ci importa più di tanto se la vita è sogno o il sogno è vita. Alla fine non ci importa più chi vince. Non ci importa più se l'amore trionfa. Accendiamo le luci e, ancora una volta, ha vinto lui. Il cinema.


ON AIR: Ennio Morricone - Love Theme (Nuovo Cinema Paradiso)


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