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Cronache da Altroquando

mercoledì 20 maggio 2009

Shining

Immaginazione e realtà. Ancora loro. Così indistinte e così presenti. Cinema e occhio umano. Cinema e occhio meccanico. Corpi fisici e corpi astrali, mistici, snaturati. Spiriti immateriali.
Cinema fantastico, horror, fantascientifico. Che se non vi piace non è affar nostro. Che se credete che sia serie B per noi è lo stesso.
Noi che siamo scesi a patti, che abbiamo accettato il compromesso. Noi e Todorov. Noi scelti a decretare cos'è vero e cosa no.
Ci dispiace per King ma preferiamo che il mistero s'infittisca. Lode al Buon King per l'abilità nel costruire trame. Ma stiamo con Kubrick, che sintetizza il racconto, lo spoglia, non s'interessa ai dialoghi, come sempre. Riassume pagine su pagine in una frase. Non spiega perchè Jack arriva fino a quel punto. Non spiega perchè ci arriva Danny.
Il cinema di Kubrick è una domanda costante. Infinita. Stanley non fornisce soluzioni. I suoi film sono atti d'accusa irrisolti. L'ambiguazione delle nostre certezze. Convenzioni. Riti.
Kubrick reinventa il romanzo-shining e lo rende emblema. La pazzia è labirinto. La pazzia è uno specchio. Una frase ripetuta fino a spogliarla di ogni senso compiuto. Le parole s'impongono, si deturpano, si autoimmolano per noi, per amor dell'enigma. Quel Murder, omicidio, scritto al contrario. Quello Shining che ci fa comunicare con presenze immaginarie, soprannaturali, sciamanesche. Mentre tutt'intorno tace. Mentre non funzionano le radio e i telefoni. Ed è qui che subentra l'ironia. Ingrediente principale del fiabesco, dell'horror. A creare quel freudiano senso di perturbazione che ci lascia basiti. Che ci fa scoppiare in una risata isterica o ci rende muti e pensanti. Shelley Duvall che interpreta una moglie banale, un matrimonio banale, una mamma banale. Incarna l'idiozia della femmina senza identità che sgrana gli occhi sulla magnificenza delle cucine. Ovvio che Jack impazzisce. Ovvio che Danny, ancora Freud, guarda lo specchio e ci vede un altro. Sta a noi decidere qual'è il confine tra soprannaturale e banale, rassicurante, pazzia medio-borghese.
Kubrick che utilizza i numeri come simboli. Che siano stanze o che siano titoli. Kubrick con le sue soggettive, le sue steadycam meravigliose, da uno che ha preso coscienza dello strumento e crede che non serva scrivere significati se col cinema si possono lettralmente dipingere sensazioni. Non ricordo bene se fosse proprio lui o qualcun altro a dire che il mistero è l'unica sensazione che l'uomo vive meglio, vive pienamente nell'arte. Shining di Stanley Kubrick è questo. Mistero, follia, delirio, gioco di specchi, di labirinti. Di quei labirinti macabri che pensi di poter dominare, ma poi ti accorgi che basta un immagine per riproiettarti al centro. Senza via di fuga. A martellarti la testa, la notte, prima di dormire, su come potrai fare questa volta, a mò di spirale, fino alla fine quando pensi di aver capito e il sonno sopraggiunge. Soppraggiunge la quiete. Nell'opera di Kubrick non esiste il fuoco purificatore dell'autore King. Alla fine resta il ghiaccio a fermare le immagini. Una foto in bianco e nero di mezzo secolo prima. Jack Torrance era già lì. E ogni senso, a fatica conquistato, si perde, si dissolve, rendendo omaggio al mistero più irrisolvibile di tutti. La vita. La morte.


ON AIR: Soap&Skin - Turbine Womb


Keywords: shining recensione il labirinto significato jack torrance stanley kubrick

1 commento:

Anonimo ha detto...

...Danny e Wendy si salvano,Jack muore.Il bene sembra vincere il male, ma siamo sicuri che sia così? All'immagine del cadavere ghiacciato di Jack nel labirinto segue un lento zoom nella sala Colorado,con foto d'epoca sulla parete,ma in una di queste fotografie in bianco e nero datata 04 luglio 1921 c'è Jack Torrence...Chi è Jack? Chi è stato? Forse Jack è il male che è esistito,esiste ed esisterà sempre,perchè nel labirinto, spirale della vita e nello specchio che separa mondi paralleli,il male trova sempre il modo di reincarnarsi,movimentando vite troppo equilibrate o troppo banali.... "Wendy tesoro, luce della mia vita! Non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto,quella testa te la spacco in due,quella tua testolina te la faccio a pezzi" ( Jack Torrence a sua moglie Wendy) MAGENTA